Quando si pensa agli etruschi, la mente corre subito alla Tuscia viterbese dove quell’antico e ingegnoso popolo ha prosperato e dominato fino all’arrivo dei conquistatori romani. Nella Tuscia viterbese in particolare non si contano le necropoli etrusche, da quelle di Cerveteri alle monumentali necropoli di Tarquinia. Eppure questo territorio così selvaggio e lussureggiante custodisce molti altri luoghi storici di grande fascino, relativamente più recenti rispetto all’epoca etrusca. Ad esempio la famosa Via Francigena attraversava questo territorio, fendendolo in particolare all’altezza del Bosco di Monte Fogliano: non stupisce dunque che in questo remoto paesaggio siano sorti eremi e luoghi di culto cristiano, nonostante il luogo sia ammantato da leggende e racconti alquanto misteriosi.
Il Bosco di Monte Fogliano: tra storia e leggenda
La Riserva Naturale del Lago di Vico è una splendida area naturalistica compresa nei territori comunali di Caprarola e Ronciglione, nel viterbese. Come suggerisce il nome stesso, il cuore della riserva è il Lago di Vico, specchio d’acqua di origine vulcanica formatosi alle falde dei Monti Cimini e incastonato tra il Monte Venere e il Monte Fogliano. Ebbene la Via Francigena attraversa proprio il Bosco di Monte Fogliano, la cima più alta della Riserva Naturale del Lago di Vico sfiorando in i 1000 mt di altezza.
Per raggiungere il bosco si può partire dal borgo di Vetralla, imboccare l’antica Via Cassia e poi la strada provinciale 80. Attraversando la Via Frangigena, come facevano in passato i pellegrini sulla strada per Roma, si arriva nei meandri di questa cattedrale vegetale dove si alternano gli alti fusti di cerri, castagni e soprattutto di faggi: le faggete del Bosco di Monte Fogliano sono molto antiche, tanto che alcuni esemplari hanno tronchi dal diametro davvero notevole.
Il silenzio pervade questo luogo, un tempo noto come Selva Cimina e spesso al centro di dicerie che lo volevano frequentato da spiriti, strane presenze antropomorfe o che ospitasse una sorta di stargate verso altri mondi. Certamente il bosco, soprattutto nelle giornate più fredde e nebbiose, alimenta antiche leggende.
Passeggiando per il bosco si incontrano molti domi, accumuli di massi magmatici frutto delle ultime eruzioni: il Sasso Menicante attira maggiormente l’attenzione degli escursionisti perché, nonostante la sua mole, basta fare leva con un bastone di legno per farlo dondolare, come se fosse una piuma. Anche Plinio il Vecchio nel suo trattato Naturalis Historia lo menziona, a dimostrazione di quanto il Bosco di Monte Fogliano sia stato un luogo fortemente attrattivo sin dalle epoche più antiche.
Per la foresta si incontrano anche molti fontanili, nati dai troscioni ossia quelle polle di acqua utilizzate per fare abbeverare gli animali portati qui a pascolare. Con un po’ di attenzione si scorgono tra gli alberi anche tracce di condutture in terracotta realizzate dagli stessi etruschi per convogliare l’acqua verso le proprie città, site anche a chilometri di distanza.
Alla scoperta dell’antica Selva Cimina
Il Bosco di Monte Fogliano emana una forte spiritualità e non a caso la Via Francigena che collegava Canterbury a Roma passava proprio di qui. Il nome di questo percorso di fede rimanda ai franchi che diedero il permesso ai pellegrini di valicare le Alpi alla volta della Città Eterna. È stato poi il vescovo Sigerico a definirne le 80 tappe e, a secoli di distanza, la Via Francigena è considerata Itinerario Culturale.
Ebbene proprio per questo motivo probabilmente fra Girolamo Gabrielli, nato da una ricca famiglia di Siena, decise di rifugiarsi in eremitaggio nel Bosco di Monte Fogliano. Egli sfruttò i propri averi per pagare la manovalanza necessaria a scavare un eremo nella roccia e questo ancora oggi appare agli escursionisti, immerso e mimetizzato nella vegetazione.
L’Eremo di S.Girolamo si raggiunge salendo una scaletta e superando un ponticello di legno: al piano terra, oltre un portale ad arco, c’è la cripta con tanto di altare e finestrelle per fare entrare la luce. Al piano di sopra, in parte crollato, si trovavano le celle degli eremiti, con le nicchie scavate alle pareti per riporre i propri oggetti personale. All’esterno si scorge tra gli alberi un luogo adibito ai momenti di socialità, con visibili ancora i sedili in pietra.
L’Eremo di S.Giriolamo è stato abbandonato quando il frate senese è stato aggredito da un gruppo di malfattori: egli fu costretto a lasciare il bosco e tornare a Siena, ma prima donò ogni suo avere ai più poveri e ai bisognosi.
A 2km dall’eremo si incontra il Convento di Sant’Angelo, risalente all’VIII secolo: dopo essere stata dimora di benedettini e francescani, oggi il convento è abitato dai padri Passionisti. Chi volesse sperimentare un’esperienza di romitaggio, può chiedere ai religiosi ospitalità, trascorrendo dunque un breve soggiorno all’insegna della preghiera e della meditazione.
Proprio nei pressi del convento l’8 maggio di ogni anno, si svolge l’antico rito dello Sposalizio dell’Albero: al cospetto di figuranti a cavallo, sbandieratori e donzelle in abiti ottocenteschi, si scelgono due alberi, agghindati con narcisi, primule e ginestre. Il cerro è la sposa, con tanto di velo in tulle, mentre la quercia è l’uomo: il sindaco dichiara la loro unione, sancendo con questo suggestivo atto, la proprietà del borgo di Vetralla sul Bosco del Monte Fogliano. Si deve sapere infatti che questo vero e proprio atto notarile è prescritto sin dal 400, per volere di papa Eugenio IV: senza la celebrazione di questo rito, che si rivela anche un patto con la natura (alla stregua dei Riti Arborei che si svolgono in Basilicata e Calabria), l’antica Selva Cimina passerebbe nelle mani del comune di Viterbo.
Prima di lasciare il Monte Fogliano, si consiglia di percorrere il sentiero n.103 fino al belvedere dell’Elcetella, dal quale la vista spazia sull’intera Tuscia viterbese e sui Monti della Tolfa.