Intervista a Danilo Masotti, tra umarells e gran caldo

StampaNews.it intervista Danilo Masotti, famoso scrittore bolognese, agitatore culturale, blogger, cantante e, come scrive sul suo spazio nel sito de Il Fatto Quotidiano,  per pagare le bollette mi occupo di web, comunicazione, social media marketing e interattività online.

Per la casa editrice Pendragon ha scritto i libri Umarells, Il codice Bologna, Bologna senza vie di mezzo, Ci meritiamo tutto, New Gold Dream e altre storie degli anni Ottanta, Ciccionazzi a Chichén Itzá, Anche questa è Bologna, Oltre il cantiere – Fenomenologia degli umarells.

  • Ciao Danilo, parlaci di cosa ti occupi oggi e raccontaci un po’ la tua storia.

danilo masottiOggi fa un gran caldo e non mi occupo di niente. Sto chiuso in casa tutto il giorno con ‘aria condizionata a mille ed esco solo la sera per presentare i miei libri o per altre performance discutibili. Non vedo l’ora di scappare da Bologna che questa città in estate è qualcosa di insostenibile.

  • In te c’è molto della bolognesità, se uno vuole oggi capire Bologna, da te mirabilmente definita “una grande metropoli di Provincia”, deve passare dai tuoi romanzi / saggi. Ti senti anche tu “lo scrittore di Provincia più importante d’Italia”? O un semplice influencer?

Magari l’avessi definita io “metropoli di provincia”, trattasi di definizione geniale dell’amico Roberto “Freak” Antoni, mio maestro d’arte (quanto mi manca) che insieme a pochi altri mi ha insegnato a osservare le piccole grandi cose di questa comoda città che mi da tante soddisfazioni.

Per capire la Bologna contemporanea e come siamo messi, credo che i miei libri siano fondamentali e li consiglio a tutti quelli che decideranno o hanno già deciso di venire a vivere da queste parti, ebbri di enormi aspettative prive di qualsiasi significato.

Sia chiaro, i miei saggi non sono finalizzati a smorzare i loro entusiasmi (anzi, li faranno molto ridere), ma li metteranno a conoscenza delle varie tipologie di individui CONTEMPORANEI che popolano questa città, dei veri e propri screening psichiatrici che nessuno prima di me si è ami preso la briga di elencare.

Influencer? Ci manca solo quello… ho già i miei problemi.

  • Danilo, oltre a decantare le virtù e i vizi della tua città, hai creato la definizione di “Umarells – anziani urbani nelle vie della città”, ad oggi il tuo più grande successo commerciale. La figura degli umarells in questi ultimi 5 anni (nella fase post Governo Monti) come si è evoluta?

umarellsFino a poco tempo fa gli umarells erano delle creature invisibili, poi li ho indicati e adesso hanno i riflettori costantemente puntati contro di loro. Ogni giorno sempre di più. Questa popolarità li ha resi orgogliosi del proprio status e adesso se la tirano di brutto e sono diventati ancor più partecipativi e propositivi di quanto già lo fossero in precedenza.

A questa rinnovata “sverzura” si aggiunge la tecnologia: sempre più umarells si sono informatizzati e questa mutazione sta creando enormi tensioni sociali con i loro figli/nipoti che sono diventati i loro tecnici informatici di fiducia (o di sfiducia, dipende da come era impostato il rapporto in precedenza). Strumenti come gli smartphone e i tablet hanno snaturato le sane abitudini degli umarells, ma per fortuna c’è ancora un nutrito gruppo di umarells resistenti che snobbano queste diavolerie e mettono in crisi la società dei consumi. Idealmente sono con loro, nella pratica sono un disastro.

  • Insomma possiamo dire “ma quale crisi, mai stati meglio”…giusto?

Stiamo benissimo, molto probabilmente ce ne renderemo conto solo nel 2037 quando diremo “Eh, come si stava bene nel 2017”. Ovviamente nel 2037 staremo ancor meglio di adesso, ma capisco che nell’epoca del “sono molto preoccupato per il futuro dei nostri figli e nipoti” (frase molto in voga tra i nerd senza figli e forse senza neppure una fidanzata) sia una bestemmia anche solo pensarlo e quindi fate finta che non vi abbia detto niente.

  • Senti ma secondo te, avere molti like sui social è come avere parecchi soldi a Monopoli? Quanti dei tuoi follower sui social si trasformano in lettori dei tuoi libri?

E’ da più di trent’anni che faccio performance live, prima da cantante, poi in giro a portare piccoli spettacoli comici e a presentare libri, quindi conosco molto bene le dinamiche dell'”insuccesso” e della semi irrilevanza circoscritta di quello che faccio.

Le stesse cose le ripropongo sui social e capita spesso di avere molti “like” e tanti commenti, ma come dici tu “è come diventare ricchi a Monopoli”. Cosa me ne faccio di tutti ‘sti “like” e di tutti ‘sti cuoricini? Niente.

Sì, sono contento, ci mancherebbe, ma alla fine in cosa si concretizzano? In lettori dei miei libri? Sì, forse qualcuno, ma non credo in tutto questo potere da venditore di pentole dei social, funziona di più il passaparola, le trasmissioni alla radio, le comparsate in tv, l’articolo sul giornale, insomma… la bella comunicazione di una volta.

Ad esempio, ogni volta che creo un evento su Facebook dove pubblicizzo la mia serata, capita che dai social arrivi pochissima gente, perché chi sta sui social sta sui social, mica esce per andare a vedere me che già mi vede ogni giorno sui social a fare dell’entertainment per impiegati.

  • Ti è mai capitato che qualcuno ti commentasse su Facebook “ Bravo Masotti, se ti candidi ti voto!”? E come hai reagito?

Purtroppo mi è capitato spesso. Evidentemente chi dice così non mi conosce di persona e quindi non può sapere che non mi candiderei mai (a cosa?), visto che non mi piace comandare e ancor meno, essere comandato. Ma vi immaginate uno scenario del genere? Sarebbe terribile. Capisco stare male, vivere un disagio, ma arrivare a dire “Bravo Masotti, se ti candidi ti voto” è sicuramente un campanello d’allarme da non sottovalutare. Urge recarsi al più presto da uno bravo.

  • I social sono il paradiso anche di quelli che tu chiami gli “scopinculisti”. Scriverai mai un libro su di loro?

Prima o poi scriverò un libro sull’inutilità e sull’assurdità dell’eccesso di egoinvestimento sui social, ma i tempi non sono ancora maturi, soprattutto adesso che è luglio e fa caldissimo. Mese terribile per iniziare a impostare un “progetto” ambizioso (ma anche no).

  • Il tuo libro più sopravvalutato? E quello più sottovalutato?

ciccionazzi a chichen itzaIl libro più sopravvalutato è sicuramente UMARELLS che è un po’ come i tagli di Fontana, la classica opera del genere “Quella cosa lì la potevo fare io”. “E perché non l’hai fatto?” chiedo io, prima di essere mandato a cagare. Comunque, troppe copie vendute, troppe serate in giro a presentarlo, troppo entusiasmo, troppa gente che fa finta di conoscermi perché così crede di cuccare. Ma vergognatevi.

Oscar per l’opera più sottovalutata va al romanzo Ciccionazzi a Chichén Itzá, una fredda e divertente analisi dell’orrore rappresentato dalla sottocultura dei “cervelli in fuga” (in questo caso “corpi in fuga”), della mistica del lavoro, della competizione tra sfigati, un libro sull’importanza dell’amicizia in odore di omosessualità e una doccia fredda su tutto quel cercare altrove la propria strada, la propria felicità. Se sei uno sfigato nell’hinterland di Milano (la storia è ambientata qui) lo sarai anche a Chichén Itzá. Inutile far finta di niente.

  • Progetti futuri? Editoriali, professionali e non…

Tantissimi, ma a partire da settembre che adesso è luglio, fa caldo e faccio fatica anche solo a parlarne. Quindi non te li dico. Li leggerai su facebook e metterai “mi piace” che, come ben sai, non serve a niente.

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